Quadrato semiotico del dibattito sul #Jobsact

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Il #JobsAct (la riforma del lavoro firmata Renzi) sta entrando nel tunnel dell’iter parlamentare e non si sa quando e come ne uscirà. Nel frattempo però ha infiammato il dibattito, dalle direzioni di partito a Twitter, e noi non abbiamo resistito a riassumere la situazione.

 

Quello che salta all’occhio è che la contrarietà che tiene in piedi il quadrato è tutta interna al Pd e che, molto al di là di un’opposizione tra Promotori e Resistenti, è una contrarietà tra diversi modi di intendere il lavoro, la figura del lavoratore e quella dell’imprenditore.

 

A questa dicotomia si accodano gli altri: i Consenzienti che appoggiano la riforma ma vorrebbero un’azione più radicale (taglio delle tasse e della spesa pubblica) e gli Indignati, che si oppongono categoricamente all’evoluzione del lavoro (dipendente) nel senso della flessibilità.

 

Ma il quadrato semiotico del dibattito sul #JobsAct lo spiega meglio di noi.

 

5 thoughts on “Quadrato semiotico del dibattito sul #Jobsact”

  1. Mi pare proprio sbagliato; permuterei resistenti e indignati, assieme a radicali e moderati.
    I promotori e gli indignati sono radicali, direi; mentre i consenzienti e i resistenti sono moderati. Renzi è moderato sull’articolo 18? E i consenzienti sono più radicali di Renzi? ma va là…

    1. Ciao Ugaribaldi, i consenzienti li abbiamo chiamati così perché assecondano la proposta di legge, ma in realtà vorrebbero un intervento più radicale di riforma del lavoro (riduzione tassazione per le imprese, riduzione spesa pubblica ecc.). I promotori da questo punto di vista sono moderati, in quanto disposti a trattare: non a caso l’art.18 verrà toccato FORSE solo in merito ai licenziamenti disciplinari, perché discriminatori rimangono protetti e gli economici erano già stati manomessi da Monti-Fornero. Almeno noi ci basiamo su quello che raccontano i media, se poi tu hai qualche soffiata che ci è sfuggita… 😉

    2. Ciao Ugaribaldi, i consenzienti li abbiamo chiamati così perché assecondano la proposta di legge, ma in realtà vorrebbero un intervento più radicale di riforma del lavoro (riduzione tassazione per le imprese, riduzione spesa pubblica ecc.). I promotori da questo punto di vista sono moderati, in quanto disposti a trattare: non a caso l’art.18 verrà toccato FORSE solo in merito ai licenziamenti disciplinari, perché discriminatori rimangono protetti e gli economici erano già stati manomessi da Monti-Fornero. Almeno noi ci basiamo su quello che raccontano i media, se poi tu hai qualche soffiata che ci è sfuggita… 😉

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